Sterilizzazione e disinfezione
- Marzo 13, 2018
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La sterilizzazione è quella metodica che ha come scopo quello di eliminare tutti i microrganismi, patogeni e non (la bomba H è un ottimo sterilizzante) mentre la disinfezione ha lo scopo di eliminare i microbi patogeni o potenzialmente tali, di cui si teme o si presume la presenza in un substrato o ambiente, pertanto il disinfettante più adatto sarà scelto in base al patogeno nostro obiettivo, al costo, all’uso che si deve fare degli oggetti da disinfettare.
Sterilizzazione
Calore: il calore è forse il metodo di sterilizzazione migliore in quanto è efficace contro tutto (credo che a 200° muoiano anche le pantegane), è facilmente accessibile e i tempi di azione richiesti sono ragionevolmente brevi. Il calore viene usato in due modi
-Calore secco: aria calda (fino a 200°), fiamma viva (incenerimento, flambaggio delle superfici). Data la scarsa penetrazione dell’aria calda e la possibilità di “santuari” vengono usate temperature più alte e tempi più lunghi rispetto al calore umido. Ad ogni modo anche le spore dei batteri termoresistenti (di cui non ce ne frega niente, ma sono le cose che più tenacemente resistono al calore) vengono eliminate in mezz’ora a 180°. Forse per un ML o un DE con parti plastiche non è il massimo…
-Calore umido: altrimenti noto come autoclave. Considerato che l’acqua bolle a 100°, il modo più facile per alzare tale temperatura è aumentare la pressione, ed è ciò che succede in un autoclave (ma anche in una pentola a pressione). Di solito si usano temperature intorno a 120° per 10 minuti, al massimo 134° e due atmosfere nel caso di carchi molto grossi in autoclavi capienti (il tempo e le temperature sono inferiori perchè il calore umido penetra meglio e raggiunge tutti gli anfratti microscopici). Di autoclavi ne esistono di tutti i tipi, a ciclo continuo, a parete singola, doppia ecc. Costi, a una rapida occhiata, dal migliaio di euri a salire. Anche qua per un rasoio forse non ci siamo…
Raggi infrarossi: in stufe a pressione normale o sotto vuoto, grande potere di penetrazione, tempi di azione piuttosto brevi. Non so altro a riguardo, ma credo si usi poco in generale
Raggi UV: a 2500 angstrom si ha il maggiore potere sterilizzante, azione rapidissima per degradazione degli acidi nucleici delle bestiole, ma penetrazione limitata alle superfici esposte. Si usano per la sterilizzazione di ambienti di grandi dimensioni, cabine ecc… Costi bassi (ricordo il mio ex barbiere che metteva i ferri in una teca a raggi uv “sterix” c’era scritto sul coperchio)
Raggi gamma: prodotti dalla sorgente cobalto 60 sono efficacissimi contro i mostri lanciati da Veg… scusate contro i microbi. Scherzi a parte, tali metodiche sono usate per la sterilizzazione di consumabili (siringhe, fili da sutura) già sigillati, e che per ovvi motivi non possono finire in autoclave
Ossido di etilene: per tutti i materiali che verrebbero alterati dalle temperature alte e che vanno sterilizzati in maniera accurata (tipo i cateteri, le sonde per ecografia trans esofagea ecc.). Viene fornito in bombole d’acciaio e diventa gassoso già a 10°. Ha una capacità di penetrazione estrema e niente gli resiste, tuttavia dopo l’uso lo strumentario deve essere aerato abbondantemente per favorire l’allontanamento del gas residuo in quanto può causare gravi complicanze, fino anche a emorragie importanti (alcuni materiali devono stare 15 giorni a “riposare” dopo il trattamento)
Gas plasma: questa si usa contro i meganoidi. Seriamente, si tratta del caro perossido di idrogeno sottoposto a campi magnetici feroci in modo da ottenerne la ionizzazione debole e diffusa (meglio nota come stato di plasma) e quindi radicali liberi. E’ un metodo molto costoso, ma privo di svantaggi, non altera i materiali e non è pericoloso per gli operatori che hanno a che fare con questi macchinari (non c’è bisogno del “riposo” per rimuovere il gas)
Disinfezione
Si conoscono agenti fisici e chimici. I fisici sono molto poco usati se non in ambito domestico (la classica bollitura per 5 minuti, che, avvenendo a temperature più basse dell’autoclave e per tempi più brevi va qui considerata una metodica disinfettante e non sterilizzante).
Disinfettanti chimici o biocidi
In passato venivano usate delle sostanze come acidi forti o basi forti, che oggi trovano scarso impiego e solo in determinati ambienti rustici. Uso limitato hanno anche alcuni composti mercuriali o a base di sali d’argento. Quelli che più frequentemente vengono tirati in ballo appartengono alle seguenti famiglie:
Alogeni: famiglia molto varia, comprende composti a base di cloro, iodio, bromo. Il cloro viene usato sia come gas, sia come composto organico o inorganico (biossidi, cloramine, ipocloriti) un esempio lampante è l’amuchina a base di ipoclorito di sodio. Il cloro ha un ottimo potere disinfettante contro batteri e virus, con una spiccata propensione per i primi, contro i quali è efficace a concentrazioni basse e tempi molto ridotti. Leggermente più lunghi sono i tempi per i virus. Alcune cloramine sono in vendita sotto forma di compresse per la potabilizzazione delle acqua. Il cloro gassoso si usa per la disinfezione delle acque. Il cloro esplica la sua azione in quanto in acqua si trasforma in acido ipocloroso.
Lo iodio è invece in grado di agire già allo stadio molecolare. Il suo uso più comune è sotto forma di tintura di iodio (una soluzione alcolica) o di liquido di Lugol (iodio e ioduro di potassio in acqua), solo che in questi casi si può avere azione irritante sulle ferite, oltre che colorante sulla cute. Per ridurre questi effetti si usano detergenti sintetici coniugati con lo iodio per formare sostanze definite iodofori che se disperse nell’ambiente attraverso apparecchi atomizzatori consentono la disinfezione anche in presenza di individui senza arrecare danno o fastidio.
Il limite principale all’efficacia di tali composti a base di cloro o iodio è la loro efficacia solo contro i materiali proteici, i microbi che non devono la loro azione patogena a proteine di superficie (ad esempio le spore non vengono intaccate) resistono.
Alcoli: si usano l’alcol etilico e isopropilico, molto efficaci contro microrganismi cellulari in fase vegetativa, meno contro i virus. L’efficacia degli alcoli puri è quasi nulla, mentre massima è in diluizioni con acqua intorno al 60%. Alcol al 70% viene usato per la disinfezione di pelle e termometri.
Aldeidi: in passato si usava l’aldeide formica o formaldeide, sotto forma gassosa, per disinfettare grandi ambienti. Era necessaria una aerazione prolungata prima di riutilizzare i locali data l’azione irritante. Oggi le aldeidi sono usate in soluzioni saponose, come il lisoformio, per la pulizia dei pavimenti. Non ci sono note sull’efficacia relativa sui mirorganismi, ma a meno che voi non vogliate intingere il vostro rasoio nel Lysoform noncredo sia una mancanza.
Fenoli: il fenolo fu il primo disinfettante usato nella pratica chirurgica, ora abbandonato. Si usano composti di acido fenico con aggiunta di alcali o saponi, ovvero le creoline oppure fenoli alogenati con diversi elementi allo scopo di migliorarne l’efficacia su patogeni specifici (esaclorofene efficace contro gli streptococchi patogeni). Non è pertanto possibile parlare dell’attività dei fenoli in quanto varia grandemente nei vari composti.
Detergenti sintetici: se ne contemplano di non ionici, anionici, cationici e anfoteri. Gli anionici e i non ionici hanno scarso potere disinfettante ma spiccato potere schiumogeno e disinfettante (vengono usati nella produzione dei detersivi).
I cationici sono rappresentati dai composti dell’ammonio quaternario (Barbicide), e hanno spiccato potere contro i batteri Gram+, ridotto contro i Gram-, scarso e variabile contro i virus, nullo contro bacilli tubercolari e spore. Hanno l’interessante caratteristica di fissarsi alle superfici e formare una pellicola disinfettante che permane anche dopo il trattamento. Altro vantaggio è quello di essere inodori e insapori. La presenza di sostanze organiche o saponi può interferire con la loro azione battericida.
Gli anfoteri hanno ottimo potere detergente e potere disinfettante limitato a batteri Gram+ e Gram-, sono inefficaci contro virus, spore e miceti.
Clorexidina: ottimo contro batteri Gram+, Gram-ma inutile contro le spore (e penso, ma non ne sono sicuro, contro i virus). Si usa nella disinfezione delle mani e delle ferite considerato che composti proteici non ne alterano l’efficacia.
Perossido di idrogeno: questo composto non era contemplato fra gli argomenti trattati in igiene, pertanto ho dovuto fare ricerche collaterali, che però hanno sortito risultati lacunosi. Ad ogni modo è un ottimo disinfettante efficace su moltissimi batteri (tranne su quelli dotati di catalasi) e sulle spore di C. tetani. E’ efficace anche su numerosi virus (anche se più preciso non so essere al momento). Una caratteristica che può ridurne l’utilità è la necessità di conservarlo in modo idoneo (pena la perdita dell’idrogeno in eccesso e la trasformazione in nientepopodimenoche acqua) e la possibilità di interazioni con aminoacidi ed enzimi che possono ridurne l’efficacia.